lunedì 2 dicembre 2013

VIVISEZIONE VERGOGNA DELL'UMANITA

(...) Parole chiare, di uomini saldamente inseriti nel mondo accademico, ma onesti e coraggiosi quanto basta per denunciare le aberrazioni.
Perché non hanno avuto una risonanza immediata?

La risposta è semplice: perché non hanno raggiunto l'opinione pubblica, ma sono rimaste all'interno di una cerchia interessata solo a soffocarle.

Sono rimaste all'interno di un sistema chiuso, nel quale una casta di eletti (anzi, di autoeletti) svolge pratiche rituali, esoteriche, ripetitive, in una sorta di nuovo paganesimo che vede nella scienza il "vitello d'oro" del ventesimo secolo.

(...)

Le affermazioni dei Long, dei Pickering, dei Fickentscher non nascono da un sentimento zoofilo, ma da un atteggiamento critico verso una pratica inutile e dannosa, molto prima che immorale. Quelle affermazioni segnano la nascita del nuovo antivivisezionismo, che vorremmo chiamare "razionale", il quale si affianca all'antivivisezionismo zoofilo, o "emotivo" o "storico".

(e ancora)

Ci si consenta, a questo proposito, di rivolgere un benevolo avvertimento a questi nostri "amici": non credano di poter usare l'antivivisezionismo moderno come un "buttafuori" sulla passerella del successo. Non credano, con i cagnolini e i gatti, sempre di pura razza che esibiscono davanti a milioni di spettatori, di confondere le idee dei "nuovi antivivisezionisti": tengano ben presente che questi sono uomini di scienza, abituati all'osservazione spregiudicata e ad una critica che sa anche essere impietosa.


testo tratto da pag. 112-114 del libro di Pietro Croce: VIVISEZIONE O SCIENZA una scelta
I NUOVI ANTIVIVISEZIONISTI NON SONO DEGLI ZOOFILI o almeno, non lo sono necessariamente. Sono, nella maggioranza, "uomini del mestiere" che hanno avuto la lucidità di porsi una domanda fondamentale. "Questi esperimenti, a chi servono? A quali risultati ci conducono?". Geroge Hoggan aveva detto: "esperimenti… nemmeno uno giustificato e necessario…" Noi completiamo: "Nemmeno uno giustificato e necessario, molti dannosi". Non è nuova l'affermazione, ma è nuovo il modo in cui viene impugnata come arma un metodo ascientifico e falsificante. Non è totalmente nuova perché: La vivisezione ha provocato molteplici malanni, migliaia di morti e di sofferenze (Wolfagang Bohn, Ärztliche Mitteilungen, n° 7/8, 1912). 1954 - D.A. Long dell'Istituto Nazionale Britannico per le Ricerche Mediche: "Nessun ricercatore su animali è in grado di fornire una sola indicazione utile per la malattia umana" 1959 - L. Goldeberg dell'istituto Karolinska di Stoccolma: "Non esiste nessuna base logica per trasporre sull'uomo risultati ottenuti con animali". 1964 - Sir Geroge Pickering, Università di Oxford: "Si pretenderebbe di applicare agli ammalati alcune verità fondamentali scoperte nel corso degli esperimenti su animali inferiori. Poiché sono un fisiologo, mi sento autorizzato a giudicare in merito a tale pretesa: è una pura stupidaggine". 1980 - Kurt Fickentscher, Istituto di Farmacologia dell'Università di Bonn: "Normalmente le prove su animali non solo non contribuiscono alla sicurezza dei farmaci, ma conseguono addirittura il risultato opposto". Parole chiare, di uomini saldamente inseriti nel mondo accademico, ma onesti e coraggiosi quanto basta per denunciare le aberrazioni. Perché non hanno avuto una risonanza immediata? La risposta è semplice: perché non hanno raggiunto l'opinione pubblica, ma sono rimaste all'interno di una cerchia interessata solo a soffocarle. Sono rimaste all'interno di un sistema chiuso, nel quale una casta di eletti (anzi, di autoeletti) svolge pratiche rituali, esoteriche, ripetitive, in una sorta di nuovo paganesimo che vede nella scienza il "vitello d'oro" del ventesimo secolo. E, proprio come le religioni, chiama i non eletti "profani" che significa "coloro che debbono restare fuori dal tempio". Le affermazioni dei Long, dei Pickering, dei Fickentscher non nascono da un sentimento zoofilo, ma da un atteggiamento critico verso una pratica inutile e dannosa, molto prima che immorale. Quelle affermazioni segnano la nascita del nuovo antivivisezionismo, che vorremmo chiamare "razionale", il quale si affianca all'antivivisezionismo zoofilo, o "emotivo" o "storico". Nessuna contrapposizione tra le due correnti: ciascuna di esse merita, ed ottiene, il rispetto dell'altra ed anche nel futuro, anzi, specialmente nel futuro, ambedue dovranno scavare nelle coscienze e nella intelligenza di coloro "che stanno per entrare nel tempio", cioè i giovani medici, i neo laureati di una professione che ha ancora tanto bisogno di Ippocrate. Forse, all'inizio, nemmeno gli stessi precursori s'erano resi conto della portata storica e culturale del nuovo antivivisezionismo. Sarebbe, però un errore assai banale ridurlo al problema bicorne: "sperimentare sugli animali" o "non sperimentare sugli animali". Il nuovo antivivisezionismo appartiene al vasto, ma ancora un po' sfumato movimento di coscienze che, in tutto il mondo sta facendo vacillare molti (falsi) valori, molte convinzioni assorbite passivamente, molte abitudini adagiate sulla pigrizia. Il peso crescente che il nuovo antivivisezionismo sta assumendo nella Società contemporanea è indicato da due fenomeni sintomatici: 1° - Le partitocrazie imperanti, così all'Est come all'Ovest, cominciano a dar segni di inquietudine, ad impensierirsi per il nuovo fenomeno culturale. Stanno accorgendosi, con l'abituale ritardo che deriva dalla loro incapacità di prevedere e con quella grossolanità di giudizio che deriva dal basso livello medio della loro cultura, che qualcosa sta "distraendo" da loro una grande parte dell'umanità, quell'umanità che, con una terminologia perfino divertente nella sua brutalità mercantilistica, viene chiamata "elettorato". Si sono accorti che questa parte dell'umanità sta volgendo le spalle alle loro diatribe da giocatori di scopone e sta imparando a guardare verso orizzonti più vasti, sconfinati nello stesso problema della sopravvivenza dell'uomo, della Natura, dell'intero pianeta. Nascono, in un disordine che non dobbiamo biasimare poiché è tipico delle culture nascenti, associazioni, leghe, movimenti, perfino partiti che, molto significativamente, si vestono di colori che richiamano maggiormente l'immagine della natura: il verde, il blu. 2° - Il secondo sintomo rivelatore dell'importanza culturale del "nuovo antivivisezionismo" è l'adesione, anch'essa alquanto disordinata e velleitaria, di un numero sempre maggiore di artisti, di uomini dello spettacolo. Balza immediatamente all'occhio l'analogia tra questi e i politici: gli uni e gli altri, bisognosi di un pubblico che li "elegga" dove il latino elidere significa scegliere, preferire e, dunque, portare alla ribalta del palcoscenico e all'applauso del pubblico. Ci si consenta, a questo proposito, di rivolgere un benevolo avvertimento a questi nostri "amici": non credano di poter usare l'antivivisezionismo moderno come un "buttafuori" sulla passerella del successo. Non credano, con i cagnolini e i gatti, sempre di pura razza che esibiscono davanti a milioni di spettatori, di confondere le idee dei "nuovi antivivisezionisti": tengano ben presente che questi sono uomini di scienza, abituati all'osservazione spregiudicata e ad una critica che sa anche essere impietosa. testo tratto da pag. 112-114 del libro di Pietro Croce: VIVISEZIONE O SCIENZA una scelta:http://www.facebook.com/media/set/?set=a.475450752532776.1073741834.469925656418619&type=3______________________________________________

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