lunedì 11 novembre 2013

PRENDERLI TUTTI A CALCI CHIUDERLI IN CAMPI DI LAVORO A PANE E ACQUA

L’ITALIA MUORE E ALLA CAMERA COSA FANNO? SI SCANNANO SULLA QUALITA’ DEL LORO RISTORANTE. LEGGI I VERBALI. HAI ANCORA DUBBI SU COSA FARE IL 9 DICEMBRE?

 

1. IL PAESE AFFONDA? CAMERA PARALIZZATA DA UN ODG SULLA MENSA DI MONTECITORIO! -

2. UN’ORA E MEZZA DI SURREALE DIBATTITO SUL BUON PASTO DEI POLITICI. MOLTO PIÙ DI QUEL CHE SI CONCEDE ALLE CRISI INTERNAZIONALI. PIÙ DI QUEL CHE SI CONCEDE A EMENDAMENTI DI CENTINAIA DI MILIONI SUI DECRETI ECONOMICI. LA PANZA TIRA PIÙ DELLA SOSTANZA! -

3. PER IL PDL È UN AVVELENATOIO, GIACHETTI (IN SCIOPERO DELLA FAME) VUOLE APRIRE IL RISTORANTE AL POPOLO. IL M5S LANCIA ADDIRITTURA L’ALLARME SICUREZZA NAZIONALE PERCHÉ LA GESTIONE DELLA MENSA È NELLE MANI “DEGLI INGLESI”. SE ROCCO BUTTIGLIONE DÀ LEZIONI DI EUROPEISMO, POLEMICA CULINARIA DI SEL CONTRO I GRILLINI -

4. ECCO L’INCREDIBILE VERBALE DEL MAGNA-MAGNA CHE HA PARALIZZATO IERI LA CAMERA -

1 – ECCO IL VERBALE DEL MAGNA MAGNA Fosca Bincher per “Libero
RISTORANTE MONTECITORIO
Camera dei deputati, mercoledì 6 novembre. In calendario c’è la discussione sul bilancio interno di Montecitorio. Bisogna esaminare 92 ordini del giorno con i desiderata dei deputati. I grillini si tuffano nella discussione. Riduzione delle indennità, taglio delle spese di palazzo, proposte di car sharing in sostituzione delle auto blu. Si va avanti stancamente con Laura Boldrini che presiede cercando di prendersi il merito di una riduzione del bilancio di funzionamento (in realtà fatta alla fine della legislatura scorsa, tanto nessuno dei presenti – Gianfranco Fini in testa – ne avrebbe subito le conseguenze). All’improvviso l’aula si infiamma. Sono le 12 e 30. Si passa a discutere della pagnotta. Non di quella che manca sulla tavola degli italiani. Quella servita a Montecitorio. Un po’ al ristorante, un po’ al self service dei dipendenti. La cosa finalmente sveglia dal torpore l’aula che si riempie in un baleno.
C’è chi si lamenta per la qualità del cibo (grillini e pidiellini, bipartisan), un esponente dei 5 stelle lancia addirittura l’allarme sicurezza nazionale perché la gestione della mensa è nelle mani «degli inglesi» (si tratta del Compass group, il cui appalto per altro scade a dicembre 2013). Un altro si lamenta dei pasti di serie A (per i politici) e di quelli di serie B (per i dipendenti, ma scelti anche dai grillini) e per stigmatizzare questa divisione del desco per caste non trova nulla di meglio che citare a proprio favore il generale nazista Erwin Rommel, la volpe nel deserto. Rocco Buttiglione dà lezioni di europeismo in mensa.
Il collega di Scelta civica, Gianluigi Gigli, chiede di interrompere il dibattito perché ha quello che chiama «riflesso pavloviano»: crampi allo stomaco per la fame, e una gran voglia di fare pipì. Laura Boldrini però è inflessibile, e va avanti convinta che «mensa sana in corpore sano». Entrano nel dibattito pure i leghisti. E non si tira indietro il gruppo di Nichi Vendola, in polemica culinaria con i grillini. C’è chi invoca il Senato, dove si mangia meglio e spende meno grazie a uno sciopero della fame contro i prezzi alti. Parli di scioperi della fame? Eccoti Roberto Giachetti, il renziano che non mangia contro il Porcellum. È pieno di idee internazionali: perché non aprire il Ristorante di Montecitorio al popolo? Così si può mangiare fianco a fianco alla ggente, no? Risposta di un altro: perché non ci sono più chef. Pare che li abbiano formati a palazzo, e ora li hanno messi a fare i centralinisti… Un’ora e mezza di dibattito sul buon pasto dei politici, visto che si è chiuso oltre le 14. Molto più di quel che si concede a un dibattito sulle crisi internazionali. Più di quel che si concede a emendamenti di centinaia di milioni sui decreti economici. La panza tira più della sostanza. Ecco l’incredibile verbale del magna-magna che ha paralizzato ieri la Camera. 
LAURA BOLDRINI: «Passiamo all’ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’ordi – ne del giorno formulato dal Collegio dei questori». LUIGI DI MAIO (M5S), vicepresidente della Camera: «Signor Presidente, colgo l’occasione semplicemente per spiegare quello che ormai è un problema che riguarda questo palazzo, cioè la questione del ristorante dei deputati e del ristorante dei dipendenti. Da quando è arrivato il MoVimento 5 Stelle qui c’è un consistente numero di parlamentari che utilizza la mensa dei dipendenti, in qualche modo anche congestionandola – facciamo anche un po’ di mea culpa – e allo stesso tempo c’è il ristorante dei deputati che ha un calo di utenti. Quindi, questo ordine del giorno chiede di convertire il ristorante dei deputati in mensa self-service, in modo tale da potere praticamente creare la stessa condizione e lo stesso tipo di mensa. L’invito al ritiro per noi non è accettabile e, quindi, chiediamo di porlo in votazione». (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
BOLDRINI: «Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà». ADRIANO ZACCAGNINI (M5S): «Signor Presidente, vorrei aggiungere che è abbastanza assurdo che l’esternalizzazione della mensa sia stata affidata a una ditta inglese. Io mi auguro che questo punto sia affrontato dal Collegio dei questori, anche per una questione di sicurezza nazionale in quanto è abbastanza assurdo il fatto che noi, come italiani orgogliosi del made in Italy e delle nostre produzioni agroalimentari, ci cibiamo con cibo fornito da una ditta inglese, con scarsa qualità, tra l’altro, perché conosciamo le lamentele e le criticità che sono state fatte emergere dagli stessi dipendenti della Camera, che non usufruiscono completamente del servizio della ditta e che vanno a mangiare fuori, proprio perché il cibo non è di qualità».
GREGORIO FONTANA (Pdl), questore: «Per quanto riguarda l’ultimo intervento del deputato Zaccagnini, voglio dirle che la ditta titolare della gestione è una ditta che è subentrata a un’altra per una vicenda societaria. Per quanto riguarda l’organizzazione, comprendo che alcuni deputati preferiscano andare al self-service e altri al ristorante, però io penso che la stella polare che deve seguire il Collegio dei questori sia quella del risparmio». MAURIZIO BIANCONI (Pdl, segretario amministrativo): «Signor Presidente, io sono contento che i questori abbiano deciso di risparmiare, ma già è un “avvelenatoio”. Speriamo che, almeno sulla qualità, cerchino di non risparmiare. Quando fanno il bando, che ci si possa almeno mangiare!». ROCCO BUTTIGLIONE (Udc-Scelta civica): «Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che noi facciamo parte dell’Unione europea e che all’interno dell’Unione europea esistono delle regole per le quali si fanno delle gare europee, e non si possono privilegiare aziende nazionali nelle gare europee. Se il Parlamento di Londra facesse una gara europea e facesse vincere una ditta inglese invece che una ditta italiana che ha migliori requisiti, noi chiederemmo immediatamente alla Commissione europea di aprire una procedura di infrazione a carico dell’Inghilterra. Quindi, il fatto che la ditta sia britannica è totalmente ininfluente».
BOLDRINI: «La ringrazio per questa puntualizzazione». FILIBERTO ZARATTI (Sel): «Signor Presidente, in merito alla vicenda della mensa e del selfservice, credo di sapere che, ovviamente, vi è una parte di contributo da parte della Camera dei deputati per la mensa dei dipendenti. Quindi, i colleghi deputati che utilizzano quella mensa e non vanno al ristorante, sostanzialmente, hanno anche un contributo da parte della Camera dei deputati. Io credo che sia sbagliato. Inviterei i colleghi che vanno al self-service a mangiare al ristorante e a pagare la quota intera, perché quelle agevolazioni sono rivolte unicamente ai dipendenti». (Applausi dei deputati di Sel, Pd e Pdl). STEFANO DAMBRUOSO (Scelta civica), questore: «Signor Presidente, mi rendo conto che stiamo parlando di cibo a quest’ora e, forse, il richiamo al tema è abbastanza pertinente, però, davvero, solo per chiarezza, soprattutto perché viene da questa parte dell’Aula, che amo monitorare con attenzione, rammento che, quando tutti noi andiamo a mangiare nel ristorante ufficiale, ciascuno di noi, anche se prende il brodino, paga e lascia, fa lasciare, 15 euro per ciascuno di noi a questo palazzo, e noi neanche ce ne accorgiamo. Quindi, quando andiamo in quel ristorante, lì si pagano 15 euro, mentre nella mensa di sotto se ne pagano 9. Giusto per completezza di informazione, senza polemica».
GIANLUCA BUONANNO (Lega Nord): «Visto che noi siamo i primi a dire che siamo tutti uguali, che siamo gente del popolo, che tutti dobbiamo far vedere che siamo persone normalissime, sarebbe il caso di fare in modo che la questione del ristorante venga sfruttata meglio. Per cui, se sotto c’è il self-service, non vedo perché non possa esserci anche sopra, e fare in modo che gli spazi, che molto spesso sono vuoti, possano invece essere pieni. E possiamo anche fare in modo che la gente che lavora al ristorante – in cui il personale è diminuito -magari invece possa essere incrementata, perché c’è anche un discorso di posti di lavoro di persone che vengono qui, che guadagnano magari 600-700 euro al mese per fare poi dei turni spezzettati che difficilmente possono portare loro un beneficio per quello che invece meriterebbero. Quindi, io sono personalmente d’accordo per fare in modo che, sia sopra che sotto, ci sia il self-service, e che in questo modo anche i dipendenti possano sfruttare al meglio quello che c’è, e i deputati possano andare fuori da questa Aula a dire che non sono privilegiati ». (Applausi dei deputati della Lega Nord) MASSIMO ENRICO BARONI (M5S): «Gentile Presidente, io credo, dal tenore delle risposte, che il percorso per riuscire ad affermare che non siamo all’interno di uno status di privilegio sia ancoramolto lungo». (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle). GIANLUIGI GIGLI (Scelta civica): «Signor Presidente, volevo sottolineare che esiste in fisiologia un riflesso che è chiamato pavloviano, per il quale al ripetersi di alcuni tipi di stimoli i succhi gastrici si mettono in moto e attraverso, appunto, il ripetersi di questi stimoli condizionanti generano una condizione di bisogno impellente. Chiedo pertanto alla Presidenza se non intenda valutare un’interruzione, per poter assolvere, appunto, a questi bisogni fisiologici, non solo di carattere alimentare ma anche di altro genere».
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